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“non vi è niente di meglio che bere vino puro all’ombra di una quercia, non senza la compagnia di una puella”.
Orazio
La pianta della vite è una delle più complesse e diversificate che si possano trovare e la sua storia coincide esattamente con quella dell’uomo. La sua classificazione parte dall’Ordine dei RAMNALI, piante dicotiledoni dialipetali, e passa per la famiglia delle AMPELIDEE. A questo punto cominciano già varie diversificazioni: tra le ampelidee troviamo il Genere VITIS con 11 sottogruppi, all’interno dei quali le varie Specie sono 511! Queste cominciano ad avvicinarsi alle specie che maggiormente conosciamo: la Riparia. La Aestivalia, la Rutundifolia, la Labrusca, la Rupestris, La berlandieri, il Clinton, ecc., fino alla Vinifera, così denominata da Linneo perche è la specie che ancora oggi noi coltiviamo per ricavarne vino.
La specie Vinifera si è ancora distinta, in silvestris, diffusa allo stato selvatico nei boschi europei, e sativa, cioè coltivabile, originaria del Caucaso, che ancora si scinde in tre ecotipi, differenziandosi in base agli ecoclimi: la Orientalis, la Pontica e la Occidentalis. In questi ecotipi finalmente ritroviamo i nomi a noi familiari: nebbiolo, fiano, aglianico, barbera ecc in compagnia dei vari vitigni coltivati in Europa, Medio Oriente, in America, in Egitto ecc. Proprio in Egitto esistono le tracce più antiche di operazioni di vendemmia e pigiatura, anche se la storia ci dice che ancora prima, in Mesopotamia e tra i Sumeri, qualcuno aveva notato che le viti selvatiche brucate d’inverno dalle capre, in estate davano frutti migliori (potatura).
I Greci e gli Etruschi prima, ed i Romani poi hanno assegnato a questa bevanda una quantità di significati emozionali, comunicativi, associativi, simbolici, (come pegno di amicizia) religiosi,(come simbolo del sangue di Cristo) e culturali con il Simposium.
E’ noto il grande valore che i Romani attribuivano ai vari vini campani, resi celebri da molti poeti e scrittori: Il Cecubo, il Falerno, il Sepino, il cauda vulpium, l’apiano ecc.
Ma questi vini erano ben differenti da quelli che oggi apprezziamo: in effetti i nostri antenati bevevano vinacci catramosi, ossidati da 50 anni e più di invecchiamento, che venivano allungati con acqua e dolcificati con miele e altre spezie. All’epoca di Orazio cominciava ad essere apprezzato finalmente il vino più leggero, puro, “merum” come il poeta lo chiama, quando dice ..merum bibere…. e cioè “non vi è niente di meglio che bere vino puro all’ombra di una quercia, non senza la compagnia di una puella”.
Sec. VIII a.C. I Greci fondano nell'Italia meridionale varie colonie ed
espandono la coltivazione della vite, originaria del Medio-Oriente e del Caucaso; in Italia la coltivazione della vite si era diffusa su tutta la penisola, seguendo due stili di allevamento: gli Etruschi intendevano la vite come una liana e le tracce di questa potatura si ritrovano nelle Alberate aversane, o nel Testucchio; i Greci invece, intendevano la vite come un albero e la potavano simile ad un alberello.
181-180 a.C. I Romani trasferiscono nei Campi Taurasini ("Ager Taurasinus"), quasi privi di popolazione, i Liguri-Apuani di stirpe celtica, questi trovando delle zone molto fertili riprendono la coltivazione e della vite "greca". Tito Livio, nel suo Ab Urbe condita, parla di una "Taurasia" dalle "vigne opime";

42 a.C. Dopo la battaglia di Filippi in Macedonia il territorio di Taurasia viene dato ai soldati romani veterani che vinificano la "vitis ellenica";
1167 d.C. Primo documento conosciuto in cui viene citata la vite hellanica;
Sec. XV. Gli Spagnoli chiamano la nostra vite "Aglianico";
Nel 1898 scrive lo Strafforello: " Nelle buone annate il vino è assai copioso e molto se ne esporta nelle province limitrofe, ... principalmente coi nomi di vino "Tauraso" ed altri. Il migliore si raccoglie nei Comuni di Taurasi ..." da dove poi si è diffuso in Lucania, trovando, sui declivi del Vulture, un’altra zona di elezione. La Basilicata dedica a questo vitigno una Festa denominata AGLIANICA, durante la quale è possibile degustare vini di Aglianico di vari produttori, in abbinamento ai genuini prodotti tipici lucani.
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