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Il vitigno
 

Consorzio

Tigullio Vino

“Dottò, nun’ce stanno cchiù e’ vini… So rimaste sulo ‘e nomme!”
Don Vicienzo Triunfo – Riviera di Chiaja a Napoli - 1969

Aglianico su cordone speronatoEssenziale nel concorso della tipicità è la scelta di vitigni autoctoni, ambientati da secoli al clima e alle tecniche di coltivazione locali, selezionate in anni ed anni di esperienze dei nostri vecchi viticoltori. L’innovazione va attentamente studiata e sperimentata, conservando quanto di buono c’è nel tradizionale e correggendo quanto di empirico è arrivato fino a noi, senza rinnegare anni di esperienza che hanno consolidato i risultati ottenuti dall’impiego di un dato portinnesto, di un particolare sistema di allevamento o di un vitigno impiegato con successo.
Da anni usiamo, per i rossi, con buoni risultati, il Cabernet Sauvignon ed il Merlot, i quali, in uvaggio con Aglianico,  con la loro moderata acidità, ben si prestano ad attenuare ed ammorbidire l’impeto e la rusticità del vitigno autoctono, che conferisce invece corpo ed estratto.
Il bianco è ottenuto prevalentemente da uve Fiano, antico vitigno di origine etrusca, che qui ha trovato modo di esprimersi in maniera ottimale; anche in questo caso lo impieghiamo in moderato uvaggio con della Malvasia di Basilicata, o con Asprinio, vitigni da secoli ambientati in queste contrade.

Siamo altresì interessati al recupero di antiche varietà della zona, cha abbiamo individuato in un vigneto familiare che si potrebbe definire “archeologico”, (vedi il vigneto secolare) dal momento che è stato impiantato nel 1911 e tuttora produce un buon vino, costituito da molte varietà vinificate insieme, com’era costume in Val d’Agri fino a qualche decennio fa. Vecchi nomi si riaffacciano alla memoria, come il “bajulidd” identificato con l’aleatico; lo “zagarese” di probabile origine balcanica e forse affine al Primitivo ed allo Zinfadel californiano; il “catarrato”, di probabile origine siciliana, presso i cui vivai si era soliti acquistare barbatelle nei primi anni del secolo; un vitigno bianco è stato identificato come l’odierno Moscato di Terracina, mentre  nel poco conosciuto “Vujanese”  ci piace riconoscere l’antica uva Viggianese. Da quest’ultimo clone stiamo cercando di ottenere barbatelle per poter effettuare vinificazioni di prova.

Da anni usiamo, per i rossi, con buoni risultati, il Cabernet Sauvignon ed il Merlot, i quali, in uvaggio con Aglianico o con Montepulciano, con la loro moderata acidità, ben si prestano ad attenuare ed ammorbidire l’impeto e la rusticità dei due vitigni autoctoni, che conferiscono invece corpo ed estratto.

Il bianco è ottenuto prevalentemente da uve Fiano, antico vitigno di origine etrusca, che qui ha trovato modo di esprimersi in maniera ottimale; anche in questo caso lo impieghiamo in moderato uvaggio con della Malvasia di Basilicata, o con Asprinio, vitigni da secoli ambientati in queste contrade.

 

 

 

Viggiano e la musica

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L’Arcera - di Gino Jacoletti - Azienda vitivinicola, Contrada Case Rosse, 85059 Viggiano (Pz) Italy
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