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«... siamo in una fase recessiva della viticoltura: prima si ricercavano nuove terre ma oggi bisogna preoccuparsi di mantenere la viticoltura nei territori vocati e fare spiantare le pianure inadatte (ma nessuno ha il coraggio di realizzare questo obiettivo politicamente impopolare). Due viticolture si confrontano oggi su due strategie contrapposte: quella europea che crede nell’influenza positiva del terroir e nella qualità, e quella del nuovo mondo viticolo (Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa) che non crede (e non può) nel terroir ma nel vitigno. E’ più facile vendere vini con nomi di vitigno che vendere denominazioni di origine sconosciute (I vitigni internazionali sono 5 o 6 mentre le DOC sono centinaia), confondendo il consumatore, che fortunatamente è ormai stufo di bere il solito cabernet, pinot, chardonnay , merlot ecc. La stessa Napa Valley si è resa conto dell’errore del monovitigno e incomincia a cercare i terroirs vocati. Per questo ed altre ragioni è indispensabile contrapporre la filosofia della “terra” a quella del vitigno, perché i vitigni traggono dal terreno una serie di composti che determinano la tipicità e l’originalità del vino, e che mancano nei vini di vitigno spesso grossolani e soprattutto tutti uguali fra loro, coperti dal sapore e dall’odore della barrique in quanto non possono offrire gli innumerevoli aromi varietali che si creano con l’interazione vitigno-terra vocata».
da “Viticoltura di qualità” di Mario Fregoni
Siamo orgogliosi del nostro terroir: quell’insieme di tradizioni, microclima, terreno, vitigno, condizioni ambientali e tecnica viticola che identifica perfettamente il prodotto di una zona viticola. Il nostro vero vanto è la terra; è da lì che trae origine la qualità della materia prima per un insieme di fattori che determinano un unicum senza il quale l’uva non ha caratteristiche ottimali particolari, essenziali per esaltare il vino di un territorio. Il terreno alluvionale è ricco di sabbia ed argilla con poco limo, atto a dotare i vini di struttura, pienezza e colore; il clima montano della quota altimetrica (660 m. slm) compensa il calore meridionale con un ambiente fresco ma assolato che porta a maturazione le uve in condizioni ideali; le poche piogge estive ed il caldo montano proteggono le uve dai parassiti e dalle malattie crittogamiche, permettendo pochi ed essenziali interventi, tutti distanti dalla vendemmia, e garantiscono quel minimo stress idrico, essenziale in piena estate, per dare inizio alla maturazione (agostamento); completano le caratteristiche del terroir le escursioni termiche elevatissime che accompagnano le uve da agosto fino alla maturazione, che avviene nella seconda metà di ottobre/inizio novembre, necessarie a fissare gli aromi che renderanno unico il vino.
Sono queste le condizioni di partenza che danno l’opportunità, semplicemente variando la data della vendemmia, di ottenere i componenti ottimali di partenza, gli stessi che, con un’attenta vinificazione, discreta e non invasiva, conferiranno personalità e carattere ad un’uva con la quale si trasmetterà al vino la sua dotazione di unicità e tipicità.
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