Vite di Magliocco D- innestata nel 1909 a gemma
Vite di Magliocco D- innestata nel 1909 a gemma

In occasione di sistemazioni di confini, è stato necessario estirpare alcune viti di un antico vigneto di famiglia, impiantato nel 1909 e tuttora in produzione.
Avendo già accertato che le viti erano innestate su americano, sia per memoria di mia madre, che ricordava che l’impianto fu intrapreso in seguito alla fillossera, sia per aver notato il ricaccio di vite selvatica su qualche fallanza, sono stato colpito dalla apparente mancanza di callo di cicatrizzazione su dette viti estirpate.

vite di Cabernet S. di 18 anni innestata ad Omega
Vite di Cabernet S. di 18 anni innestata ad Omega

In realtà guardando attentamente, il callo era presente, ma la cicatrice era talmente assimilata che solo sezionando la radice si è potuto notare il punto di innesto. Innun’epoca in cui la vita media delle viti è di circa 30 anni, mi sono chiesto perchè viti di cento anni sopravvivono e vegetano regolarmente.
La riflessione che arriva di conseguenza, è che evidentemente dopo 110 anni il legno della vite è perfettamente sano proprio a causa dell’innesto usato in quell’epoca, sicuramente innesto in campo a spacco o a gemma. È evidente che un innesto a gemma è tanto compatibile con la fisiologia della vite da essere tollerato con minimo trauma sulla vegetazione della stessa.
Oggi siamo abituati a vedere grossi rigonfiamenti nel punto di innesto: naturale conseguenza della cicatrice di un innesto ad omega, nel quale la ricostruzione del tessuto vivo è ostacolata dalla necrosi della testina dell’omega. Necrosi che si verificherà puntualmente per il tessuto non vivo, che costringe la linfa della vite selvatica a ricostruire tessuti nuovi aggirando l’ostacolo costituito dal legno morto.

Schema esplicativo di innesto ad Omega
Schema esplicativo di innesto ad Omega

Vedi disegno esplicativo.
Nelle foto sono mostrate le sezioni dell’innesto della vite centenaria, con legno integro, e la sezione dell’innesto di una vite di cabernet su 5BB di 18 anni. Su quest’ultima è evidente il vuoto lasciato dalla testina dell’omega dopo la sua marcescenza.

Recenti ricerche pare facciano risalire a questo tipo di innesto la breve vita delle viti moderne e forse anche il mal dell’esca, il cui marciume non scende nei tagli di potatura, ma “sale”  dall’area marcia racchiusa nel punto di innesto.

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