Ospiti alla degustazione
Ospiti alla degustazione a Viggiano

La viticoltura in Lucania ha radici antiche. Le sue origini si fanno risalire al primo millennio A.C. principalmente per le tracce reperite lungo le valli frequentate dai popoli greci ed enotri per gli spostamenti dalla costa ionica  a quella tirrenica. Nel centro di questo triangolo delimitato dalle città di Metaponto-Paestum-Lao (i confini della Lucania storica) spicca la Valle dell’Agri, vero cuore verde dell’Enotria e del meridione italiano, che coincide con un’area fecondissima di coltivazioni e allevamenti e con una particolare predisposizione alla selezione della vite.

In quest’area si svolge dal 2008 una ricerca interdisciplinare sostenuta dal Comune di Viggiano, dal Consorzio di Tutela della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri e dall’ALSIA, le quali hanno commissionato al CRA ed al CNR la ricerca e la ricostruzione del germoplasma lucano più antico, con l’intento fondamentale di salvaguardare la biodiversità del notevole patrimonio genetico disperso nei tanti micro-vigneti della Basilicata.

Fonti autorevoli attestano questa ricchezza di vitigni come si evince dalla “Statistica del Regno di Napoli” del 1811, la quale censisce ben 154 vitigni lucani. Come ebbe a dire anche il dott. Lacava in occasione della Mostra Enologica che si tenne a Potenza nel 1887,  “noi non abbiamo bisogno di vitigni stranieri che non siano acclimatati nelle nostre contrade: bastano quelli che abbiamo”.

 

Vinificazione da vitigni sconosciuti in degustazione a Viggiano
Vinificazione da vitigni sconosciuti in degustazione a Viggiano

Lo studio in atto ha esattamente questo obiettivo: il recupero di queste antiche varietà ed i primi risultati hanno già dato sorprendenti risposte. Innanzi tutto ha definito il corretto profilo molecolare delle Malvasie di Basilicata Bianca e Nera ed indicato altre varietà iscritte nel Registro Nazionale che potrebbero essere di interesse per la vitivinicoltura lucana, quali il Castiglione, la Guarnaccia, il Catarratto bianco lucido, il Montonico ed il Nerello Mascalese, vitigni questi diffusamente presenti negli antichi vigneti ispezionati.

Sono invece molto interessanti i nuovi ritrovamenti vegetali, cioè vitigni con nuovi profili molecolari appartenenti a varietà non ufficialmente riconosciute ma identificabili con nomi in vernacolo originali, e che meritano attenzione particolare per le loro caratteristiche fenotipiche e potenzialità enologiche.

Tra questi, di notevole interesse è l’Aglianico bianco, l’Aglianico precoce, la Giosana e la Iusana, per l’originalità e la ricchezza dell’espressione sia olfattiva che di sapore, il  Messinese, la Santa Sofia, altrove identificata come Fiano, ma in questo caso con profilo molecolare proprio. Ma se si pensa a tutte le accessioni raccolte in più di 40 nuovi profili molecolari si può immaginare di quali potenzialità si potrà arricchire la piattaforma ampelografica lucana.

Per salvaguardare il materiale genetico raccolto si è deciso di conservare in situ le varietà finora catalogate e, grazie ancora al contributo finanziario del Comune di Viggiano, è stato realizzato, presso l’Azienda Lucana di Sviluppo in Agricoltura di Villa d’Agri, un vigneto/catalogo con i biotipi di vite selezionati dalla ricerca nell’areale della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri. Questo materiale potrà così essere utilizzato da operatori e tecnici al fine di migliorare la produzione vinicola o fornire indicazioni per ulteriori programmi di sviluppo e ricerca sperimentale. E la ricerca continua….

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